25 aprile 1975, il mio primo “Liberazione”
Sin da ragazzo ho avuto due grandi passioni e due grandi amori: “il partito”, Comunista e il ciclismo, la prima ereditata da mia madre, la seconda da mio padre.
Ho sempre seguito il “Liberazione” che per me rappresentava l’unione delle mie passioni, ma quasi mai sapevo chi lo aveva vinto, perché fino agli anni 70 l’Unità, nel mio paese non arrivava tutti i giorni, ma solo la domenica e nelle giornate delle festività civili, con una distribuzione autonomamente organizzata dal Partito Comunista.
Sono arrivato a Roma a metà gennaio del 1975 e da subito ho iniziato a frequentare la sezione del P.C.I. di Via dell’arte.
Ho pianificato per tempo la giornata del 25 aprile, che per me sarebbe stato vivere in diretta un avvenimento importante.
Nei giorni precedenti ho “effettuato un sopralluogo” per calcolare bene i tempi e scegliere i luoghi.
Al mattino presto, ho preso, prima l’autobus e poi la metro, all’epoca c’era solo una linea, scendendo a Piramide.
Mi sono “appostato” all’angolo tra Piazzale Ostiense e via Ostiense, perché sapevo che la carovana avrebbe deposto la Corona alla targa che ricorda il sacrificio dei romani a Porta San Paolo.
Ad un certo punto la carovana arrivò, preceduta da una Fiat 128, macchina apri corsa, che si fermò proprio davanti a me.
Mentre assistevo alla deposizione della corona, con uno scatto di coraggio che non era da me, mi presentai all’autista: “Sono un compagno e un Giudice di Gara, seguite il Liberazione?”. Mi rispose: Vuoi venire?
L’autista era Sergio Taglione de l’unità.
Senza rendermi conto montai sul sedile posteriore, indossando la giacca di una tuta sportiva. Nella 128 oltre a Taglione, sul sedile anteriore sedeva un ragazzo con in mano il microfono e dietro un altro signore.
La carovana riprese a muoversi fino al km. 0, dove fu dato il via.
Per la prima volta il Liberazione aveva in uso delle radio CB, quella installata sulla nostra vettura non riceveva messaggi ma gracchiava ed emetteva solo un gran frastuono, più volte tentai inutilmente di dire che intendendomi potevo risolvere il problema. La risposta era che gli “ordini” ricevuti erano quelli di non toccare nulla.
Dopo diversi chilometri senza ricevere notizie ma solo un gran frastuono, esasperati, Taglione mi “autorizzò” a “zittire” la radio, cosa che non feci, anzi, la misi in condizione di funzionare e passai sul sedile anteriore.
Sicuramente ci eravamo allontanati troppo e le notizie arrivavano con difficoltà, ad un certo punto giungemmo su un tratto di strada, che definire dissestata e pericolosa.
Dovevamo avvisare il resto della carovana, come fare? Cambiai canale, mi misi in contatto con operatore che per come arrivava il suo segnale doveva avere “un lineare” (amplificatore di segnale) oltremodo potente e gli chiesi di farmi da porte, cosa che fece.
La direzione corsa allertò la corsa e tutto filò liscio.
Ad un certo punto dovevamo dare delle altre indicazioni e una “voce” continuava a tenere il canale occupato. In un una pausa ho gridato con tutti il fiato che avevo “Bomboni fai silenzio”, scoppiò il putiferio, gli altri compagni di viaggio ammutolirono.
Lanciato il messaggio, tutto si tranquillizzò ed infine giungemmo al traguardo di Ostia Lido.
Mi fecero accomodare sul palco per godermi l’arrivo e quando arrivò Bomboni, abbracciò Taglione dicendogli: “Con te faccio anche il giro d’Italia”; Taglione si svincolò ed esclamò indicandomi, non sono io ma quel ragazzo scuro sul palco.
Nel frattempo, la corsa era agli sgoccioli, un corridore solitario tagliava il traguardo a mani alzate, Palmiro Masciarelli, accolto da una immensa folla e sul traguarda da Bomboni esultante.
Scesi e Bomboni mi abbracciò.
Quel giorno non solo avevo realizzato il sogno della mia vita cioè assistere al Liberazione, ma ero andato oltre, ne avevo fatto parte.
Quello fu il mio primo Liberazione
e… la storia continua.
Donato Rapito