Liberazione
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Era il 1976
Era trascorso un anno da quella meravigliosa avventura che mi aveva catapultato nel Liberazione ed oramai pensavo fosse finito lì, invece…
Il 21 aprile 1976 era un mercoledì come tanti altri, stavo chiacchierando, seduto sugli scalini del corso principale del mio paese, Ceglie Messapica (BR), dove i miei avevano il negozio, in compagnia del caro amico Mino De Masi, quando da lontano notai il postino che si avvicinava sempre più, fino a notificarmi un telegramma. A quei tempi non c’erano i cellulari.
Lo prendo, perplesso lo apro e rimango basito.
Entro nel negozio e con voce commossa lo porgo ai miei.
“ABBIAMO BISOGNO TUA OPERA RADIOAMATORE PER GIORNI 25 APRILE GRAN PREMIO LIBERAZIONE ET DA 26 AL 30 APRILE PER GIRO DELLE REGIONI PUNTO TI ASPETTIAMO AT ROMA VENERDI 23 PREGHIAMOTI CONFERMAREARRIVO
EUGENIO BOMBONI LUNITA”
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25 aprile 1975, il mio primo “Liberazione”
Sin da ragazzo ho avuto due grandi passioni e due grandi amori: “il partito”, Comunista e il ciclismo, la prima ereditata da mia madre, la seconda da mio padre.
Ho sempre seguito il “Liberazione” che per me rappresentava l’unione delle mie passioni, ma quasi mai sapevo chi lo aveva vinto, perché fino agli anni 70 l’Unità, nel mio paese non arrivava tutti i giorni, ma solo la domenica e nelle giornate delle festività civili, con una distribuzione autonomamente organizzata dal Partito Comunista.
Sono arrivato a Roma a metà gennaio del 1975 e da subito ho iniziato a frequentare la sezione del P.C.I. di Via dell’arte.
Ho pianificato per tempo la giornata del 25 aprile, che per me sarebbe stato vivere in diretta un avvenimento importante.
Nei giorni precedenti ho “effettuato un sopralluogo” per calcolare bene i tempi e scegliere i luoghi.
Al mattino presto, ho preso, prima l’autobus e poi la metro, all’epoca c’era solo una linea, scendendo a Piramide.
Mi sono “appostato” all’angolo tra Piazzale Ostiense e via Ostiense, perché sapevo che la carovana avrebbe deposto la Corona alla targa che ricorda il sacrificio dei romani a Porta San Paolo.
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Aprile 1946: nasce la corsa di Roma
di Giorgio Bicocchi
Un tuffo nel passato, la prima edizione del Liberazione premiò Gustavo Guglielmetti. Aneddoti di un ciclismo irripetibile e di una vita presa di petto. La retata dopo l'8 settembre, l'arresto, i mesi di prigionia. Guglielmetti, pistard di qualità. Rieccolo a Roma, in cantina, sotto al suo negozio, a sognare una bici e un futuro diverso. Il ritorno alle gare, i primi soldi, una città che torna a vivere e si affeziona agli eroi della bicicletta. Le riunioni in pista, anche Coppi ricominciò da Roma. L'urlo al Liberazione, l'intervista alla radio, gli applausi di cinquantamila tifosi, assiepati ai lati del circuito. Aneddoti vecchi oltre sessant'anni eppure sensazioni di oggi. Guglielmetti, il primo Liberazione della storia, una Roma sparita: ecco come, nell'aprile del '46, andarono le cose...
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Storie inedite di una corsa nata adulta
di Giorgio Bicocchi
I duelli tra Guglielmetti e Rosati. Gli spunti di campioni giovani che il Liberazione ha lanciato. Bugno e le istantanee del trionfo. La telefonata di Petersen in Danimarca. Il ricordo di Konychev, altro vincitore nobile della corsa di Caracalla. Il giorno del povero Halupczok. La Primavera Ciclistica ha battezzato vincitori che, talvolta, hanno poi sbancato il Mondiale. Le visite alla carovana di Masciarelli, un altro che nel Liberazione ha lasciato uno spicchio di cuore. Aneddoti di una corsa antica che non perde la sua identità. E che commuove sempre i campioni che a Caracalla si sono sentiti immortali
Chiamatele, se volete, emozioni. Quelle che provò, ad esempio, ventitré anni fa, Gianni Bugno, raffigurato in tante foto dell’epoca primo a Caracalla, il Liberazione in tasca, prologo di una carriera da bi-campione del mondo. Dicono i suoi amici che l’effige del suo trionfo a Caracalla abbia campeggiato per anni nella stanza dei suoi trionfi, a casa sua, in Brianza.